Parco dell'Etna

Parco Nazionale dell’Etna

Parco Nazionale dell’Etna

Non è difficile certe notti assistere da Catania al sorprendente spettacolo dell’Etna in eruzione, mentre illumina la notte catanese di bagliori emozionanti.
Certo le pendici di questo gigante raccontano anche di eruzioni disastrose, come testimoniano incisivamente tetti di case che fanno capolino da lava indurita come da un mare immobile, o la stessa Catania con il suo castello che si dice fosse una volta molto più vicino al mare di quanto non lo sia oggi, e che la lava che in quella notte lontana lambì i fianchi delle sue torri, fece ribollire il mare.
Oggi, solidificata, la lava di vecchie eruzioni ha l’aspetto di sculture intrecciate, come di alberi pietrificati. È la lava che porta un nome esotico a formare questi intrecci, la pahehoe, tipica in genere dei vulcani hawaiani.
Ma non bisogna pensare che il suolo di lava sia sterile. Infatti, gli strati meno superficiali sono ricchi di sali minerali e sono complici nella fioritura di multicolori fiorellini rosa che punteggiano a macchie i fianchi del vulcano, mentre tra i cespugli di ginestre giallo vivo che Leopardi, sommo poeta italiano, aveva già avuto modo di ammirare sul Vesuvio, proprio qui si nascondono animali dagli occhi vivi che fanno capolino solo un attimo e poi spariscono, istrici, veloci gatti selvatici, e con un po’ di fortuna anche aquile reali che di recente hanno eletto l’Etna loro dimora dopo anni di esilio.
Proprio per questa vitalità nascosta ma brulicante, e per preservare questi delicati equilibri è stato creato nel Marzo del 1987 il Parco dell’Etna, primo in Sicilia, di cui il vulcano è il cuore palpitante, il quale offre la possibilità di un contatto con la natura che non è mai superficiale,  attraverso escursioni a piedi, ma muniti di scarponcini e pantaloni lunghi perché la lava è piuttosto affilata, lasciandosi magari tagliare la strada da un cirneco, scattante cane da caccia dalla coda a scimitarra, che in duemila anni non ha mai mutato aspetto, come testimoniano monete antiche del V secolo ac che ne riportano il profilo.

Anche la jeep si dimostra valido mezzo per percorrere alcuni tratti, ma decisamente panoramica è la modernissima funivia, sorvolando un deserto rosso da cui emergono i vecchi piloni della funivia che rimasero intrappolati dalla lava nel corso di una eruzione.
E moti ne avranno visti di spettacoli simili l’ilice di Carrinu, il leccio più antico di Sicilia, dall’alto dei suoi 800 anni, o l’albero più vecchio di Italia, il castagno dei cento cavalli con i suoi 60 metri di circonferenza e, si dice, i suoi duemila anni.,che è possibile vedere percorrendo un sentiero, e le sue foglie fruscianti che raccontano nei pomeriggi afosi, quando la fata morgana confonde i contorni delle cose, storie di antichi cavalieri e delle loro dame.
Così nel 300, o forse nel 500, una regina, o forse proprio Giovanna D’ Angiò, o almeno così dice la leggenda, sorpresa da un pauroso temporale, abbia trovato riparo con la sua scorta e cento cavalli, da cui il nome, sotto le sue verdi braccia.
Anche la provincia dell’Alcantara dal nome arabo, Al Qantarah, a memoria dell’invasione araba in Sicilia, o il ponte saraceno dalla schiena incurvata presso Adrano costituiscono tappe dal fascino inconsueto, e non è difficile immaginare che molti ne abbiano sentito il richiamo, e alcuni di questi luoghi ne portano il nome, come Torre Empedocle, in onore del filosofo che amò tanto questo posto da scegliere di viverci, ma tanto preso dai propri ragionamenti, o forse stregato dal cielo luminoso di stelle, da non accorgersi di un ostacolo, e cadde in un cratere. O almeno questo è quello che racconta la leggenda. Dopo di lui molti letterati nei secoli percorsero questi sentieri, tra cui Goethe, tanto da rendere necessario affidarsi a professionisti in grado di essere validi ciceroni ed esperti capaci di fronteggiare eventuali imprevisti, le Guide alpine che dal 1875 operative sul vulcano.
Proprio tali esperti della montagna possono condurre il visitatore nelle numerose grotte vulcaniche, tra cui la celebre “Grotta del Gelo” che deve il suo nome a un piccolo ghiacciaio perenne, il più meridionale dell’emisfero in cui ci troviamo.

Le stagioni del vulcano
Amanti del trekking o appassionati di sci, l’Etna con il suo parco offre infinite possibilità.
Se in primavera si può cedere al fascino dei colori e dei profumi dei noccioleti e dei larici, in Estate si possono vivere mare e montagna in una unica, magica giornata, mentre la visita al cratere, al seguito di una guida non sempre è possibile, a causa dell’attività del vulcano.
In Inverno lo sci è praticabile, mentre le escursioni sono a volte ostacolate da non infrequenti banchi di nebbia, o da abbondanti nevicate.Partendo dalle stazioni sciistiche di Nicolosi e di Linguaglossa ci si può soffermare in vetta per ammirare l’incantevole spettacolo del mare blu cobalto…con gli sci ai piedi!
E proprio i primi sci a toccare la neve del vulcano furono quelli di Amedeo di Savoia, duca d’Aosta, dopo la prima guerra mondiale, il quale li lasciò poi in dono alla guida che lo aveva accompagnato.
Si racconta però che il duca fosse alto quasi due metri e che non fu facile per chi tentò dopo di lui, indossarne gli sci.
Lo sci di fondo è praticabile in inverno e offre la possibilità di vedere inediti panorami, o di riposarsi accanto a qualche larice, o di incontrare una casa fatta di mattoni di lava squadrata, in cui non è difficile imbattersi.

Un itinerario gastronomico
Granite e sorbetti  sono una felice invenzione siciliana, rimedio rinfrescante nei torridi caldi estivi.
Dopo aver scavato una cavità nel fianco della montagna e ammassandovi all’interno neve su un letto di felci, perché la neve restasse ben compatta, si attendeva l’Estate, quando la neve veniva recuperata e venduta per preparare deliziosi sorbetti, o granite che in Sicilia è possibile assaggiare nei gusti più incredibili: al gelso, al caffè e infiniti altri.
Anche i pistacchi, coltivati da generazioni in questa regione, soprattutto perché non patiscono siccità, vengono impiegati nella produzione di dolci, incorporati insieme a zucchero e miele.
Frutti colorati tra cui mele, addirittura angurie tentano lo sguardo prima ancore del palato…ma non sono frutti veri…o meglio, sono di marzapane, dolce realizzato con mandorle tritate finemente e zucchero a velo, i quali si prestano ad essere modellati nelle forme più fantasiose.
Ma le mandorle sono indispensabili anche per la pasta di mandorle, ottima e delicata, spolverata di zucchero a velo e decisamente energetica, dalla consistenza morbida.
Le api che ronzano tra i fiori del parco provvedono alla produzione dell’eccezionale miele di castagno, prova ancora una volta della varietà dei prodotti della zona, fra i quali non bisogna dimenticare le arance o le succosissime mele “cola”, o i vini che riassumono in sé i sapori di Sicilia, Etna Bianco e Etna Superiore fra i vini bianchi, dal sapore secco e l’Etna rosso o rosato, che con la lava condivide il colore rosso rubino, dal profumo intenso e avvolgente come questa terra.

 

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