Parco del Circeo

Parco del Circeo

Il Parco Nazionale del Circeo fu costituito nel 1934, proprio durante la gigantesca opera di bonifica della pianura pontina, perché fu compreso il valore ecologico, produttivo, culturale e turistico di queste grandi zone paludose. Il territorio del Parco è situato oggi lungo il litorale nei comuni di Sabaudia, San Felice Circeo, Latina e Ponza ed è caratterizzato da una serie di habitat e vegetazioni diversi: la spiaggia, le dune, la macchia mediterranea; la palude, la laguna e i laghi; la selvaggia isola di Zannone nell’arcipelago Pontino; la foresta. Quest’ultima, che si sviluppa su 3.260 ettari, è istituita in riserva Naturale della Biosfera, sotto l’egida dell’UNESCO: è la “selva di Circe”, magica e surreale, dove cernie, farni, farnette, carpini si distendono a vista d’occhio e dove non è difficile imbattersi in cinghiali che grufolano nel terreno, volpi, lepri, e altri animali del bosco.
Non mancano anche testimonianze archeologiche come la Fonte di Lucullo e il complesso della Villa di Domiziano, o preistoriche. Nella Grotta Guattàri, una delle tante che caratterizzano il Monte Circeo, fu ritrovato infatti, risalente alla cultura dell’Uomo di Neanderthal, un cranio appoggiato all’interno di un cerchio di pietre, con segni per allargare il foro occipitale.

La località di Sperlonga, caratteristico borgo marinaro arroccato su uno sperone dei monti Ausoni, deve il suo nome alla presenza sulle rupi circostanti di numerose spelonche o grotte naturali. Una di queste, il cosiddetto Antro di  Tiberio, portato alla luce alla fine degli anni ’50, comprende una grotta-ninfeo, un grande vivaio ittico e nei pressi i resti di un’imponente villa imperiale. Sul luogo è sorto il Museo archeologico nazionale che raccoglie le ricostruzioni di grandi gruppi statuari che rievocano il mito di Ulisse, opera di artisti rodii allievi di Fidia.
L’abitato medievale conserva ancora le mura, i piccoli cortili, le strette viuzze, le rustiche case in pietra. La struttura compatta e le quattro torri costiere dipendevano dal bisogno di difendersi dagli attacchi dei saraceni.
Per quanto riguarda il paesaggio abbiamo spiagge sabbiose; la costa rocciosa, con cavità che offrono, in mezzo a stalattiti, spettacoli di colori e riflessi; la collina coi suoi panorami.

Fondi sorge in una vasta e fertile pianura alle spalle di Sperlonga. La sua origine è più antica della stessa Roma e una leggenda attribuisce la sua edificazione al mitico Ercole, a perenne memoria della sua “decima fatica”, quando cioè uccise il gigante Caco, ladro di bestiame e terrore dei pastori della zona. Fondi era una popolosa città già nell’VIII secolo a.C., come attestano le imponenti mura poligonie, un saldo sbarramento a qualsiasi incursione al nucleo centrale della città. L’importanza strategica e militare della città e del territorio fu compresa fin da subito dai Romani quale difesa della loro città. Molti resti di sontuose ville, di templi, di sepolcri, cippi funerari, o edifici termali testimoniano il legame con la civiltà di Roma. Ma le caratteristiche attuali sono marcatamente medievali, come il Castello, simbolo della città, fatto erigere nel XIV sec.,  con numerose fortificazioni e una importante posizione strategica, a metà cioè tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli. Fu anche residenza della corte della contessa Giulia Gonzaga, polo attrattivo di artisti e letterati così che Fondi fu chiamata Piccola Atene. Altri monumenti interessanti sono lo splendido Palazzo Baronale; le gotiche chiese di S. Pietro e S. Domenico; quella trecentesca di S. Francesco, col suo convento gotico; o la Giudea, suggestivo quartiere medievale.

Itri, antico e pittoresco paese posto in un sereno ambiente collinare lungo la Via Appia, di cui si vedono ancora tracce dell’antico tracciato oltre che resti di monumenti funebri e colonne miliarie, consta di due nuclei. Quello più antico è il più interessante, con le case raggruppate attorno al poderoso castello dotato di due torri, una quadrata e una cilindrica.  Esso fu costruito nell’882 per arginare le scorrerie dei saraceni e l’aspetto di formidabile baluardo manifesta tutta la sua inaccessibilità. Altro monumento degno di nota è la collegiata di S. Michele Arcangelo, innalzata nel XI secolo dai Normanni, ma soprattutto il campanile annesso, un gioiello di vivace policromia di gusto arabo-normanno. Itri ha essenzialmente un’economia agricola: ottimo è l’olio che produce e rinomate sono le olive in salamoia qui prodotte, conosciute però come “olive di Gaeta”.

Gaeta sorge sullo sperone del monte Orlando. Secondo Virgilio il nome deriva da Cajeta, la nutrice di Enea, che fu sepolta su questi lidi.
Dal IX secolo fu rifugio per le popolazioni dell’area circostante esposte alle continue aggressioni saracene, e grazie alla sua crescita divenne ducato indipendente di grande importanza. Fu contesa dal Papato e dagli Svevi per cui accentuò sempre più il suo carattere di piazzaforte.
Dal 5 novembre 1860 fu l’ultima capitale del morente Regno di Napoli e subì l’assedio dei piemontesi; la resa fu firmata nella vicina Formia e con la caduta di Gaeta, il 13 febbraio 1861, si compì l’unità d’Italia.
Il clima e la posizione favorevole ne fecero un luogo di villeggiatura per gli antichi romani, ma la struttura urbana è medievale. Il  Quartiere S. Erasmo, è l’epicentro della millenaria storia di Gaeta, con le sue viuzze, il grande castello angioino-aragonese; i campanili normanni; le chiese bizantine; le antiche mura. Il Parco Regionale Urbano di Monte Orlando è un mix di valori naturalistici, storici, religiosi e culturali come: le Fortificazioni borboniche;  il Mausoleo Romano; o la  Montagna Spaccata e l’annesso Santuario della SS. Trinità. Questo è un luogo molto particolare: vi è, infatti, un’alta concentrazione di energie telluriche. In epoca preromana era considerato sacro ed esoterico e col cristianesimo è stato trasformato in un santuario, anche con l’aiuto di leggende.
Dal punto di vista naturalistico, il Parco è ricco di essenze mediterranee, mentre il mare antistante è dichiarato oasi blu, gestita con scopi scientifici e didattici dal W.W.F.    

Formia sorge nel cuore del golfo, ha clima mite e un paesaggio suggestivo e fu scelta come luogo di residenza dagli antichi romani, primo fra tutti Cicerone che qui ha anche il suo monumento funebre. Grande fu il suo sviluppo fino alla caduta dell’impero romano, quando fu distrutta dai saraceni nell’846. I luoghi ripresero vita nel X sec. intorno al monastero di S. Erasmo e poi nel XIV sec.  nei rioni di Castellone e di Mola.
Il comune riacquistò il suo antico nome di Formia nel 1863. Testimonianze della sua storia sono per esempio il quartiere medievale di Castellone, sorto su un’arce pre-romana, con la torre ottagonale del XIV sec. sopra una porta  delle antiche mura poligonali (VI-V sec. a.C.); il teatro romano, costruito nel periodo imperiale, è inglobato in un edificio civile del XVII sec.; il quartiere di Mola, antico quartiere marinaro e commerciale, insediato anch’esso su preesistenze romane, visivamente segnato dalla grande torre cilindrica resto di un castelletto del XIII-XIV sec.

Minturno, posta su un colle a dominare le frazioni balneari di Scauri e Marina di Minturno, che si stendono lungo un ampio litorale di fine sabbia, fu fondata al posto della antica Minturnae come difesa dagli attacchi saraceni. Della città romana abbiamo alcuni resti; l’attrattiva maggiore del comprensorio archeologico è il teatro, perché, completamente restaurato, è sede di rappresentazioni estive. Nei pressi dell’area archeologica si trova il cimitero da guerra inglese che ricorda le battaglie della II Guerra  Mondiale.
Essa conserva molti monumenti a testimonianza del suo splendore come la chiesa di S. Francesco (XIV sec.) con una pittura murale raffigurante la Madonna delle Grazie alla quale è dedicata ogni anno la “sagra delle Regne”,  festa di antichissima origine nata con l’offerta alla divinità del primo frutto della terra e trasformata dal Cristianesimo in una celebrazione della carità per i poveri; la cattedrale di S. Pietro (XI sec.), caratterizzata da varietà di stili, come le colonne romane che dividono la chiesa in tre navate; il Castello Baronale.

UN CROCEVIA DI TRADIZIONI E DI SAPORI
La cucina della provincia di Latina presenta diversi caratteri, derivanti dai diversi ambienti e culture di cui questa terra si compone. L’elemento in comune è dato dall’impronta popolare e paesana con ingredienti semplici e sapori naturali.
Il carattere marino trova espressione nelle zuppe di pesce, nei risotti ai frutti di mare, negli spaghetti alle vongole, alle cozze o ai frutti di mare, nelle varie qualità di pesce, come orate, spigole, mazzancolle ecc., cucinate in molti modi. A Gaeta, per esempio, si prepara la “Tiella”, gustosa e antica pizza ripiena di verdure, alici, o polipetti e altri frutti di mare, arricchita con le piccole e saporite olive nere.
Il carattere collinare, più tradizionale, sa di pasta all’uovo come le fettuccine (tagliolini conditi con sugo di rigaglie di pollo o abbacchio), di sughi, minestre, paste e fagioli, e vive dell’agricoltura locale con minestre con “erbe pazze” (miscuglio di erbe che nascono spontanee), o gustose frittate con verdure selvatiche. Ricette tipiche sono: le “Ciammotte” (lumache in salsa piccante), i “Granunchi” (ranocchi al forno o arrosto), la “Cianfotta di Gaeta” (zuppa di melanzane, peperoni, patate, cipolle, pomodori zucchine) o la “Jotta” (zuppa con carciofi e piselli).
Il carattere di pianura, mix di varie cucine regionali, attinge alla vasta produzione derivata dalla bufala o dalla mucca: mozzarelle, pecorini, caciotte; da prodotti tipici come le salsicce piccanti o il prosciutto; o dai prodotti dei campi: carciofi, agrumi di Fondi, olive nere di Itri.
Il vino che accompagna il cibo pontino ha antiche origini come il Cecubo, dal colore rosso rubino adatto per arrosti, e prodotto nei territori di Formia, Fondi, Gaeta e Sperlonga; o il Falernum, dal colore giallo paglierino con riflessi verdi prodotto nel territorio di Formia fino alla regione campana. Da ricordare anche i vini DOC di Aprilia (Trebbiano, Sangiovese e Merlot), i vini del Circeo, o il Moscato di Terracina.

 

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