Bevande Alcoliche

Attenzione all'alcol

Uso e consumo delle bevande alcoliche

Che il vino, bevuto in giuste dosi, possa far bene alla salute è ormai assodato, così anche per la birra, per la quale emergono sempre nuove prove a favore del suo consumo. Ma che ruolo gioca l’alcol in tutto questo? Gli alcolici e i superalcolici fanno bene o fa male?

Il vino fa buon sangue”: questo tramanda l’antica saggezza popolare e in effetti se preso in modiche quantità il vino (non gli alcolici in toto) ci aiuta a stare meglio. In generale però il consumo di alcolici è sempre da sconsigliare, specialmente in larga misura. Oltre ad incrementare notevolmente il carico calorico (un grammo di alcol fornisce 7 Kcal!), l’alcol risulta nocivo per vene e arterie e sovraccarica di lavoro il fegato, che è l’organo deputato a smaltirlo. D’altro canto però, il consumo di bevande alcoliche procede di pari passo con la storia dell’uomo: la birra, per esempio, era già conosciuta presso gli antichi egizi, mentre i romani avevano fatto del vino la propria bevanda d’elezione. Queste bevande, derivanti principalmente dalla fermentazione della frutta (a esempio il sidro francese), erano conosciute e apprezzate presso tutte le popolazioni, tanto che spesso entravano a far parte del bagaglio culturale di intere nazioni. Dopo un lungo periodo in cui se ne sconsigliava completamente l’assunzione, all’inizio degli anni ’80 si cominciò a studiare anche gli effetti positivi che gli alcolici, in particolare il vino e la birra, potevano avere sulla salute, distogliendo quindi l’attenzione dai ben noti effetti devastanti che invece il loro abuso ha sull’organismo. Vediamo allora come l’alcol agisce e in che modo possa essere considerato positivo o meno per il nostro benessere.

L’alcol come nutriente

Iniziamo con l’analizzare l’alcol da un punto di vista strettamente nutrizionale. Sul suo consumo le raccomandazioni dietetiche sono spesso controverse. Ci sono infatti nutrizionisti che non considerano l’alcol come un vero e proprio principio nutritivo (come invece le proteine, i grassi o i carboidrati) e per questo motivo non ne tengono minimamente conto nella formulazione delle diete. Secondo questa corrente di pensiero non andrebbe menzionato neppure nelle tabelle nutrizionali o nel computo delle calorie, poiché non sarebbe in alcun modo utile all’organismo. In effetti, benché un grammo di alcol fornisca ben 7 Kcal, esse sono poco utili, poiché per via della vasodilatazione che questo composto comporta, il calore prodotto viene rapidamente disperso. Inoltre, se assunto in eccesso, l’alcol, come qualsiasi altra sostanza energetica, viene immagazzinato sotto forma di grasso e contribuisce quindi a determinare il sovrappeso. Nelle diete dimagranti infatti, il consumo di bevande alcoliche è assolutamente sconsigliato, poiché forniscono calorie senza contribuire al senso di sazietà.
Se però si fa attenzione all’introito calorico totale, si può anche arrivare a una riduzione del peso, così come succede ad alcuni alcolisti cronici, ma il prezzo da pagare è elevato. L’organismo va infatti incontro a uno stato di malnutrizione che in alcuni casi può diventare anche grave, senza contare che un abuso di alcol provoca seri danni in primo luogo all’apparato digerente, favorendo l’insorgere di malattie epatiche, pancreatici, gastriti, ulcere, e malassorbimento intestinale, oltre a provocare danni al cervello, poiché è una delle poche sostanze in grado di bypassare la barriera ematoencefalica e arrivare quindi in questo distretto. La principale azione lesiva dell’alcol è però di tipo chimico: esso infatti funziona da solvente per i grassi ed è quindi in grado di danneggiare la parete cellulare, costituita in buona parte da questo tipo di sostanze.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito delle quantità raccomandabili di bevande alcoliche, in linea con i LARN (Livelli di Assunzione Raccomandati dei Nutrienti) italiani. Esse sono di 40 g al giorno per un uomo adulto in buona salute (pari a circa 3 bicchieri divino) e 30 g per le donne (pari a circa due bicchieri di vino), da ripartire durante i pasti principali. Per le persone anziane, è consigliabile mantenere la dose minima, cioè quella consigliata per le donne.

Curiosità
Si può definire astemio solo chi, nell’arco di un anno, beva minime quantità di alcolici e non più di cinque volte (a esempio per un brindisi). E’ un bevitore moderato chi invece beve un bicchiere a pasto e non sempre, mentre discreti sono coloro che seguono le raccomandazioni dell’OMS. I grandi bevitori abituali invece, sono coloro che bevono quotidianamente almeno 3 bicchieri di vino e un superalcolico.

L’alcol come protettore

Da una recente ricerca effettuata dal Karolinka Institute di Stoccolma si è scoperto che se tra gli effetti collaterali dell’alcol si annovera il rischio di sviluppare disturbi mentali degenerativi, lo stesso rischio lo corre anche chi l’alcol non lo assume mai. In particolare lo studio ha coinvolto un gruppo di 1018 persone che erano state convocate per un sondaggio sulle proprie abitudini rispetto al consumo di alcolici nei primi anni ’70. Riconvocati nel 1998, si è potuto osservare che aveva sviluppato modesti disturbi mentali sia chi non beveva affatto che chi lo faceva abitualmente e abbondantemente, con una probabilità doppia rispetto a chi invece faceva un uso moderato ma regolare di queste bevande. Sembra dunque che il rischio di incappare in questo problema segua un percorso a U, in cui il rischio maggiore riguarda i due estremi, ovvero chi non beve mai e chi lo fa troppo, incoraggiando quindi a un uso modesto ma regolare di alcol, in particolare di vino e birra.

Le virtù del vino
Nel nettare degli dei, come lo chiamavano i romani, sono presenti sostanze in grado di preservarci da numerose malattie e per questo motivo il consumo di vino non solo non è più sconsigliato ma anzi, se nella giusta quantità è addirittura raccomandato. In questa bevanda, in particolare nel vino rosso, possiamo trovare a esempio i polifenoli, come le catechine, il resveratrolo e la quercitina, che esercitano un’azione antiossidante, riducendo così la formazione dei famosi radicali liberi, responsabili di innumerevoli patologie. Il resveratrolo nello specifico si è dimostrato particolarmente efficace nel ritardare l’insorgenza di tumore nei ratti e, alcune ricerche, condotte presso l’Università di Chicago, hanno messo in luce l’attività di inibizione che questa sostanza ha dimostrato nei confronti di alcuni enzimi (proteinchinasi) coinvolti nello sviluppo di un particolare tumore, l’adenoma prostatico. I polifenoli svolgono anche un’importante funzione antitrombotica, perché contribuiscono alla diminuzione dell’aggregazione piastrinica (e quindi impediscono la formazione di coauguli-trombi) e diminuiscono la produzione, da parte delle pareti dei vasi sanguigni, di alcune sostanze che favoriscono la coesione delle placche aterosclerotiche. Le sopracitate proteinchinasi inoltre, in particolare le ERK, sono anche strettamente correlate con alcune funzioni importanti dell’apprendimento e della memoria: in dosi minime, il resveratrolo ne aumenterebbe i livelli, aiutando a prevenire alcune malattie degenerative, quali il morbo di Alzheimer, in cui queste funzioni sono seriamente compromesse.
Anche il vino bianco non è esente da proprietà salutari: secondo lo studio scientifico, condotto dal Dipartimento di Anatomia dell'Università di Milano e da quello di Neuroscienze dell'Università di Pisa, infatti, il tirosolo e l’acido caffeico, presenti in questo prodotto (ma anche nell’olio extravergine di oliva), hanno un effetto benefico in alcune malattie infiammatorie croniche, come l’artrite reumatoide. Sembra inoltre che tali sostanze abbiano un ruolo positivo anche nei confronti dell’osteoporosi a patto che, in entrambi i casi, la loro concentrazione sia bassa. Infatti, a seguito di prove effettuate sul sangue umano si è visto che sia il tirosolo che l’acido caffeico vedono annullarsi il loro effetto benefico se presenti in dosi elevate.
Il consumo abituale di prosecco infine, assunto come unica bevanda alcolica e nelle quantità consigliate, ha messo in luce una significativa diminuzione del livello dei trigliceridi e un aumento del valore del colesterolo “buono”(HDL), che svolge una notevole forma di difesa da parte dell’organismo nei confronti dell’arteriosclerosi.

La birra
Se il vino fa bene, anche la birra non scherza. Purché assunta in modiche quantità, essa si rivela una bevanda salutare e nutriente, che svolge un’azione benefica per il nostro organismo. Inquadrata in una dieta sana e bilanciata, essa può divenirne parte integrante, soprattutto per l'apporto di potassio, vitamine e sali minerali che può fornirci. Da non trascurare neppure l’apporto di fibra solubile che questa bevanda ci può dare, aiutando l’intestino a svolgere le sue funzioni e a riducendo il senso di fame, poiché a contatto con i succhi gastrici aumenta di volume, distendendo le pareti dello stomaco e rallentandone lo svuotamento. Un moderato consumo di birra ha effetti positivi anche su alcune patologie: essendo ricca vitamina B6, essa protegge, a esempio, dagli attacchi di cuore. Come il vino inoltre, anche la birra agisce contro i radicali liberi, riconosciuti come una delle cause di arteriosclerosi e malattie cardiovascolari, nonché dell'invecchiamento della pelle. Grazie alla sua moderata gradazione alcolica, favorisce l'aumento del livello di colesterolo "buono" (HDL) e la diminuzione di quello "cattivo" (LDL)  e nelle donne produce un aumento dei livelli di estrogeni, contrastando perciò l’insorgenza della menopausa. Il luppolo poi, contiene principi attivi che prevengono il rilascio del calcio dalle ossa, mentre la presenza di potassio e magnesio, insieme alla ridotta quantità di sodio stimolano la diuresi, contrastano la ritenzione idrica e la formazione di calcoli. Va invece sfatata la credenza secondo la quale nelle donne che allattano la birra stimolerebbe la produzione di latte: come tutte le bevande alcoliche, la birra può essere assunta in gravidanza e allattamento solo in dosi ridotte, poiché potrebbe rivelarsi nociva per il bambino.

Attenzione ai superalcolici
Finora abbiamo considerato il vino e la birra, che sono le bevande moderatamente alcoliche più consumate. In generale, tutte le bevande che non presentino tassi alcolici elevati possono essere consumate con regolarità, attenendosi però alle indicazioni dell’OMS, senza avere particolari problemi, ma beneficiando anzi delle sostanze protettrici in essi contenute. Un discorso a parte meritano invece i superalcolici, il cui consumo deve essere strettamente occasionale, poiché minime quantità di queste bevande sono sufficienti a superare la soglia di attenzione raccomandata,  producendo non soltanto danni a lungo termine sulla salute, ma mettendo in pericolo chi le assume e gli altri nel caso in cui ci si metta alla guida di un’auto dopo averle bevute. Come sempre dunque, la raccomandazione più importante è quella di utilizzare il buon senso: nulla fa assolutamente bene o male, l’importante è mantenere una giusta via di mezzo, avendo cura di non cadere negli eccessi.

Per calcolare le calorie di un bicchiere
Ricordano che il dato espresso in etichetta è il grado alcolico misurato come volume percentuale, per capire quanto alcol stiamo effettivamente consumando dobbiamo moltiplicare quel valore per 0,8, che è il peso specifico dell’alcol: in questo modo avremo l’effettiva gradazione per 100 ml di bevanda (grossomodo un bicchiere dunque). Moltiplicando questo valore per 7, che sono le Kcal fornite da un grammo di alcol, sapremo dunque quante calorie sono contenute nel bicchiere che ci apprestiamo a bere.

 

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