Parco dei Monti Sibillini
Parco dei Monti Sibillini
Valli misteriose e dal fascino arcano si estendono nel
territorio del Parco, istituito nel 1993 una terra su cui la notte
stende placida un mantello di velluto nero, tra le case dalle finestre
accese, riservando un abito blu per il cielo impreziosito da stelle come
lucciole in una calda notte d’estate.
Forse da qualche parte, in un anfratto oscuro, lo spirito della Sibilla se
ne sta in piedi su una rupe, con le mani sui fianchi, ad osservare il
suo regno incantato con occhi orgogliosi e densi, fin dove lo sguardo
può arrivare.
Perché il mistero vola sulle ali delle aquile che hanno fatto il nido
sulle vette del Parco, risuona nelle loro grida acute e si riflette
negli occhi di chi lo scopre, anche solo per un attimo.
In questi luoghi infatti il mito colloca la Sibilla, sacerdotessa
incaricata nell’antichità di riferire gli oracoli di Apollo, dio del
sole.
Ma considerato che il sole brucia tutto ciò che a lui troppo si
avvicina, l’amore del dio portò spesso le sibille a fini atroci, ma
diversa è la storia della Sibilla Alcuna, che una volta l’anno con le
sue ancelle usava trasformarsi in serpe, ed aveva il suo regno tra
queste grotte, in cui aveva posto il suo “luogo di delizie”dove chi giungeva poteva fermarsi, ma solo per un anno, pena la dannazione.
La Genziana Dinarica, rarissimo fiore dall’antica
bellezza punteggia i prati che attorniano la grotta della Sibilla, come
minuscoli occhi fatati memori di incredibili riti magici.
Ma il versante del parco che non a caso viene definito “magico o della
magia”presenta attraverso i numerosissimi percorsi praticabili un
considerevole numero di enigmi insoluti. Da questi luoghi leggendari che
ispirarono il celebre compositore Wagner, si può percorrere il sentiero che conduce al cosiddetto “lago di Pilato”
il cui riflesso narra silenziosamente la vicenda di Pilato, il cui
corpo ormai privo di vita sarebbe stato trascinato da misteriosi bufali
nelle sue acque, detto anche “demoniaco”. Ma questo specchio d’acqua
sembra non esaurire mai le sorprendenti meraviglie misteriose che le sue
acque custodiscono, rivelando la presenza di un minuscolo crostaceo
rosso che sarebbe sopravvissuto nelle acque del lago a secoli e
catastrofi naturali, il chirocefalo del Marchesini, per non dimenticare la mitica Gola dell’Infernaccio,
dal nome indubbiamente suggestivo e anche piuttosto inquietante, con il
suo terreno calcareo eroso dal fiume Tenna che scorre allegro.
Il tutto è dominato dall’imponente monte Vettore, sulla cui elevata vetta spiega le sue ali fragili e la sua vita delicata una rarissima farfalla dal nome latino.
Ma non solo sulle cime più elevate regnano le farfalle: esse vi
accompagneranno nel percorso tracciato dal sentiero che porta alle
suggestive sorgenti dell’Ambro, dove ammirare il
suggestivo santuario dedicato alla Madonna, e si poseranno sulle
orchidee e sopra i narcisi che rivestono come un abito fatato il
versante fiorito del parco.
I numerosi sentieri a questo punto si dividono, per rivelare quella che è
una delle maggiori caratteristiche del parco, quella di essere un “parco per tutti”
perché ognuno qui può essere libero di cedere al fascino di ciò che più
lo incanta. Così chi seguirà la strada per l’eremo dell’anno mille dove
si ritiravano gli anacoreti dei monaci Clareni, detto “Grotta dei Frati” non rimarrà deluso dal fascino del luogo, al pari di chi propenderà per un’escursione alla volta della Valle dell’Acquasanta con le suggestive cascate e la Grotta dell’orso,
specie che una volta regnava nella zona. Chi invece è affascinato dal
cammino e dalle vicende che uomini del passato hanno compiuto nelle
epoche più lontane certo resterà catturato dal versante dell’Alto Nera
con i suoi antichi distretti detti “Guaite” e le
numerose roccaforti in parte oggi diroccate per difendersi dagli
attacchi dei Saraceni. Non bisogna infatti dimenticare che in questi
luoghi la storia ha srotolato il gomitolo del destino di molti uomini e
deciso il fato di innumerevoli vicende interessanti.
I monasteri, unici luoghi in cui gli uomini del Medioevo potevano
trovare conforto alle violenze di un’epoca che non fu solo “buia”
illuminano i centri di Norcia dove nacque San Benedetto, fondatore dell’ordine benedettino, e di Castelluccio con l’Abbazia di Sant’Eutizio
i cui monaci divennero famosi per la loro perizia nel medicare con le
erbe tipiche dei Monti Sibillini, mentre un sentiero apposito conduce
alle tipiche “marcite” lasciate come preziosa eredità di tradizione dai monaci, in quello che viene comunemente chiamato il versante sacro del Parco.
Le stagioni del Parco
Vi sono luoghi nei quali il silenzio è il vero sovrano, e valli che la
neve avvolge con il suo freddo abbraccio, spettacolari per chi in
Inverno desidera percorrerle sci ai piedi, per quello che è lo sport
tradizionale delle vette più elevate.
Ma anche gli appassionati di equitazione durante la maggior parte
dell’anno potranno divertirsi con interessanti escursioni a cavallo,
osservando il mutare dei colori del fogliame dei faggeti nelle diverse
stagioni.
Voli in deltaplano e parapendio consentono agli appassionati una visione
inedita e suggestiva del parco, e le arrampicate sulle pareti rocciose
una immaginaria corsa verso il cielo azzurro appena striato da nubi
sottili, mentre per chi preferisce stare coi piedi a terra saranno
preferibili le escursioni in mountain bike o le passeggiate che si
possono effettuare con l’ausilio e l’efficiente organizzazione delle
Case del Parco, che consentono una visita guidata e approfondita dei
vari e versanti del Parco, che sono in tutto quattro.
Gastronomia
Nel luogo dove Umbria e Marche si sfiorano, si intrecciano tradizioni culinarie antiche e dai sapori gustosi e indimenticabili.
Perché l’Umbria non è solo terra di Santi e di misteri, ma è anche il
regno dei profumatissimi tartufi che arricchiscono con il loro intenso
aroma i piatti e le portate della tradizionale cucina umbra, come gli
spaghetti con tartufo di Norcia.
Sempre da Norcia provengono le cosiddette “Nursinerie”, i salumi tipici della zona dal profumo intenso conferito loro dalla stagionatura, mentre le lenticchie di Castelluccio
sono un piatto semplice che è possibile assaggiare anche all’interno
del parco, nel quale la cultura gastronomica costituisce una delle
maggiori attrattive, costituita da portate semplici come, per fare
soltanto un esempio, i crostini misti arrostiti con olio, che
costituisce uno dei prodotti classici della regione, e sale, nella
versione più naturale, arricchiti con tartufo e formaggi nella versione
più elaborata.
Anche la viticoltura racconta una sua storia, in questa terra di
monasteri medievali, il racconto delle antichissime origini del pregiato
vitigno Sagrantino, addirittura noto in epoca etrusca, forse proprio il vino di cui cantò le lodi Plinio il Vecchio, utile per la creazione di quello che in tempi antichi non si sarebbe esitato a definire quasi un filtro magico, il vino Montefalco.
Il versante marchigiano del Parco offre spunti estremamente interessanti
per chi, dopo una giornata trascorsa a camminare per i sentieri della
zona, desideri fare una gustosa pausa, magari a base di Vincisgrassi,
lasagne di pasta fresca con interiora di pollo, tipiche della zona di
Macerata, per non dimenticare la consistenza croccante delle olive ascolane che svelano olive succosissime all’interno di un morbido guscio di pangrattato.
E dal momento che anche i formaggi non sono da meno, vanno a costituire un delicato ripieno per i ravioli Piconi, gustosi ed energetici.
Fichi mandorlati e ricoperti di cioccolato sono poi una ghiottoneria da non perdere, allo stesso modo della torta Pistringo, classico dolce natalizio che è però possibile assaggiare anche durante l’anno.