Arteriosclerosi
L’arteriosclerosi: come e perché
Tra le malattie del benessere sicuramente si annovera
l’arteriosclerosi, poiché alcuni dei fattori predisponesti sono il
sovrappeso la vita sedentaria.
Questa malattia, che colpisce milioni di persone nel mondo, può portare
a conseguenze anche molto serie e per questo motivo è importante
cercare di prevenirla e rallentarne il decorso, tramite un corretto
stile di vita e un’alimentazione equilibrata.
Per giustificare le piccole dimenticanze quotidiane si usa dare la colpa
all’arteriosclerosi che avanza, c’è qualcosa di vero in questo luogo
comune? In effetti col termine aterosclerosi si indica un generico
indurimento delle pareti arteriose, che ne provoca la perdita di
elasticità. Anche se evoca alla mente uno stile di vita moderno, questa
patologia in realtà è tutt’altro che nuova: Già Leonardo da Vinci,
durante un’autopsia effettuata su un uomo anziano morto per cause
naturali, riscontrò un indurimento delle sue arterie, all’interno delle
quali vi erano dei depositi di una sostanza dura, simile al calcare che
si deposita nelle tubature. Anche se nelle persone anziane si manifesta
in maniera più appariscente, l’aterosclerosi non colpisce solo in tarda
età: diverse autopsie effettuate su persone giovani hanno dimostrato
come questo problema si riscontri anche in soggetti di 20-30 anni, che
però non avevano sintomi evidenti. Nel linguaggio comune poi spesso il
termine “arteriosclerosi” è utilizzato al posto di “aterosclerosi”, ma i
due vocaboli non sono sinonimi. Il secondo, infatti, è una particolare
forma di arteriosclerosi, che consiste nella formazione di placche,
dette ateromi, sulle pareti delle arterie, note anche come placche
aterosclerotiche.
Questa malattia è considerata subdola, poiché progredisce lentamente nel
corso degli anni senza dare alcun sintomo, ma quando questo accade,
generalmente tra i 40 e i 60 anni, la situazione delle arterie può
essere già notevolmente compromessa. I rischi più comuni correlati
all’aterosclerosi sono l’ictus e l’infarto del miocardio, due temibili
malattie cardiocircolatorie molto diffuse nei Paesi sviluppati.
Purtroppo non esiste un’unica causa che determina l’aterosclerosi e
quindi fare prevenzione coinvolge numerosi settori, dall’alimentazione
allo stile di vita. Vediamo allora come comportarci.
Le cause
Tra le cause genetiche vi è sicuramente una predisposizione
all’ipercolesterolemia e all’iperlipidemia (valori elevati di
colesterolo e trigliceridi nel sangue), nonché un’accentuata tendenza
alla coagulazione ematica. Sui primi due fattori è possibile intervenire
adottando una dieta adeguata e svolgendo una costante attività fisica,
ma ne esistono altri che non sono modificabili, quali l’età, il sesso,
la predisposizione genetica e il colore della pelle. E’ infatti
dimostrato come l’arteriosclerosi colpisca prevalentemente gli uomini
bianchi (sulle donne gli estrogeni giocano un ruolo protettivo), specie
in età avanzata e che si manifesta più frequentemente nei soggetti
diabetici o ipertesi.
Senza dubbio, però, sono le cause modificabili che portano le
complicazioni legate a questa patologia ad essere la principale causa di
morte nei Paesi industrializzati. Il primo ad essere imputato è lo
stile di vita, che fa sì che l’arteriosclerosi sia considerata una
malattia legata al benessere. Non a caso, infatti, in Italia il suo
tasso d’incidenza è aumentato, nel ventennio tra il 1950 e il 1970
(periodo in cui si è assistito ad un netto miglioramento delle
condizioni di vita), del 461%. Tra gli atteggiamenti individuati quali
responsabili si annoverano il fumo, l’abuso di alcol, la sedentarietà,
l’ipertensione e il sovrappeso.
Ma perché si formano le placche?
Come si origina l’arteriosclerosi?
La parola chiave è “endotelio”, ovvero la
sottile e delicata pellicola che riveste la parete interna dei vasi
sanguigni, posta a diretto contatto con il flusso ematico. Proprio
grazie alle sue peculiarità, il sangue rimane fluido, anziché coagularsi
come farebbe all’esterno, ad esempio in caso di ferita. Quando questa
pellicola viene in qualche modo danneggiata, prende il via
l’arteriosclerosi. I grassi presenti nel sangue, infatti, riescono a
infiltrarsi tra l’endotelio e lo strato sottostante, facendogli
progressivamente perdere la proprietà di fluidificare il sangue, con la
conseguente deposizione di ulteriori sostanze in quel punto, dando il
via alla formazione della cosiddetta placca arteriosclerotica, un
graduale indurimento di una sezione circoscritta di un vaso sanguigno.
La placca, una volta formata, ha la tendenza ad ingrossarsi sempre di
più, restringendo il lume del vaso
sanguigno e diminuendo, di conseguenza, l’apporto di nutrienti e
ossigeno ai tessuti irrorati da quel vaso. Nei casi più gravi, può
capitare che l’arteria si occluda completamente, con una successiva
rottura e conseguente necrosi dei tessuti che non ricevono più il
sangue: se questo avviene nel cuore, si parla di infarto, mentre per il
cervello si parla di ischemia, se la zona interessata è circoscritta,
mentre di ictus se è più grande. In altre parti del corpo, si parla più
comunemente di embolia. Può anche accadere, se la placca è
particolarmente soffice, che si rompa parzialmente e che i frammenti
vengono trasportati dal circolo sanguigno in un altro luogo, magari in
un vaso più stretto, dove possono provocare un’embolia.
L’estensione e la gravità dell’arteriosclerosi sono estremamente
variabili: ci possono essere poche placche isolate oppure, nei casi più
gravi, può essere interessata gran parte dell’endotelio, con una parete
arteriosa indurita e caratterizzata da placche irregolari.
Come dicevamo, tra le cause di questa patologia rientrano l’età avanzata
ed il sesso maschile, nonché la familiarità, ma anche fattori legati
allo stile di vita, quali il fumo, una dieta troppo ricca in grassi,
l’obesità, lo stress, l’ipertensione, il diabete, livelli elevati di
colesterolo e trigliceridi e la sedentarietà. Questi fattori agiscono
autonomamente l’uno dall’altro, per cui la presenza di due o più di essi
contemporaneamente fa sì che i loro effetti si sommino, con il
risultato di aumentare il rischio.
Prevenzione e cura
Come per la maggior parte delle malattie multifattoriali, la cura più
efficace è rappresentata dalla prevenzione. Purtroppo, infatti, una
volta che la malattia si è stabilita non è possibile farla regredire
(ovvero fare scomparire le placche), ma solo rallentarne l’evoluzione.
Per questo motivo è importante lavorare su quei fattori responsabili
della malattia (e sono la maggioranza) che sono legati ad uno scorretto
stile di vita.
Innanzitutto è fondamentale smettere di fumare e svolgere regolarmente
una moderata attività fisica, che può voler dire anche fare lunghe
passeggiate, a piedi o in bicicletta, salire a piedi anziché usare
l’ascensore, rinunciare all’automobile per qualche volta: piccoli sforzi
di importanza fondamentale per il nostro benessere. Vista sotto
un’ottica di prevenzione, anche la dieta assume un’importanza basilare:
essa infatti permette di mantenere sotto controllo diversi fattori,
quali il sovrappeso, la pressione arteriosa, il colesterolo ed i
trigliceridi (almeno in parte).
Una dieta a ridotto contenuto di sodio, infatti, contribuisce in maniera
sensibile a ridurre la pressione arteriosa, riducendo altresì i casi in
cui si debba ricorrere all’utilizzo di farmaci. Il fatto poi di non
esagerare con le calorie e di prediligere frutta e verdura, limitando
quanto più possibile i grassi saturi (presenti per lo più in alimenti di
origine animale, fatta eccezione per quelli del pesce) aiuta a
diminuire il livello di colesterolo e di trigliceridi. Sarebbe utile
anche ridurre il consumo delle bevande alcoliche, limitandosi ad un paio
di bicchieri di vino al giorno, mentre si dovrebbero riservare i
superalcolici esclusivamente per le occasioni speciali.
Un valido supporto ad una dieta equilibrata consiste nel praticare una
sia pur moderata (purché regolare) attività fisica, che aiuta il nostro
organismo a svolgere al meglio le sue funzioni e si rivela
indispensabile nella prevenzione di numerose malattie, al pari di una
corretta alimentazione.
Una speranza dalle piante
Alcuni studi svolti inizialmente su animali e in seguito su un gruppo di
persone, avrebbe osservato come una dieta strettamente vegetariana
(condotta con le opportune integrazioni per evitare l’insorgenza di
carenze) al 10% di grassi, associata ad una costante attività di
ginnastica aerobica, sarebbe in grado di provocare l’involuzione delle
placche arteriosclerotiche, provocando quindi una iniziale remissione
della malattia. Nonostante siano ancora tutti da confermare, questi
studi fanno ben sperare circa una possibile cura per questa diffusissima
patologia. Nel frattempo, non ci resta che puntare sulla prevenzione,
che ci metterà al riparo anche da altre insidiose malattie legate ad uno
stile di vita scorretto.
L’arteriosclerosi si combatte a tavola
Per ridurre i danni provocati da quella che è considerata “una malattia
del benessere”, è opportuno seguire una dieta che contempli la presenza
di frutta e verdura in grandi quantità: carciofi, carote, insalata,
porri, pomodori, noci, grano, ananas, pompelmi, arance, limoni,
ciliegie, mele, pere e via discorrendo sono dei grandi alleati per la
salute delle nostre arterie. Aglio e cipolla, in particolare,
contribuiscono a mantenere fluido il sangue, mentre andrebbe
drasticamente ridotto il consumo di bevande alcoliche e cibi contenti
grassi saturi e molto salati.