Cibo & Salute
Miti nutrizionali
MITI E LEGGENDE SULL’ALIMENTAZIONE
Molte delle scelte alimentari che compiamo sono influenzate dalle
notizie che sempre più spesso ci arrivano circa questo o quell’alimento.
A volte sono vere e proprie “mode alimentari”, altre invece si tratta
di veri e propri miti, duri da sfatare. Vediamo di chiarire quelli
principali.
La nostra vita è continuamente condizionata da scelte più o meno
consapevoli che compiamo costantemente, spesso senza neppure rendercene
conto. Tra queste, un posto di rilievo è certamente rappresentato
dall’alimentazione: ogni giorno decidiamo cosa mangiare e questa scelta è
condizionata da svariati fattori, culturali, salutistici, edonistici e
via discorrendo. Spesso però, capita che qualche cibo venga
completamente scartato, mentre di qualcun altro si fanno enormi scorte,
perché gli si attribuiscono determinate caratteristiche, positive o
negative, sulla base del sentito dire. Si tratta, in certi casi, di veri
e propri miti alimentari, che influenzano spesso in maniera
determinante le nostre decisioni in fatto di nutrizione ma che, nella
maggior parte dei casi, sono privi di qualsiasi fondamento scientifico.
Nulla infatti, come il ”sentito dire”, incide in maniera così
significativa sulle nostre abitudini quotidiane e per questo è
importante chiarire, ove possibile, questi luoghi comuni. Pasta, pane,
carne, uova, frutta… sembra che nessun alimento si salvi da giudizi
pericolosi che possono seriamente compromettere l’equilibrio della
nostra dieta. Esaminiamo quindi, uno per uno, i maggiori cibi
“incriminati”, cercando di capire se, in tutto questo “sentito dire”, vi
sia un minimo di verità.
La pasta e il pane
Uno tra i più famosi riguarda il cibo più amato dagli italiani: la
pasta. In molti infatti, rinunciano a questa rilevante portata, perché
sono convinti che faccia ingrassare più di altri alimenti. E’ importante
chiarire che quello che apporta calorie, in realtà, non è tanto la
pasta in sé, quanto il sugo che utilizziamo per condirla. Un piatto di
pasta al pomodoro
infatti, in cui vi sia poco olio e assenza di formaggio, è decisamente
meno calorico, ad esempio, di un piatto di spezzatino. A fare la
differenza, quindi, è la presenza di grassi, che sono in assoluto i
principi nutritivi più ricchi di calorie.
Sempre rimanendo in tema di carboidrati, sono in molti coloro che
abbandonano il pane in favore di cracker e grissini, convinti di
alleggerire il bagaglio calorico: niente di più sbagliato! Nel pane
infatti, buona parte del peso è data dall’acqua in esso contenuta,
mentre i suoi sostituti ne contengono decisamente di meno e sono,
peraltro, più ricchi in grassi (fino a 5 volte di più). Il risultato è
che, a parità di peso umido (cioè comprensivo dell’acqua) contengono
molte più calorie 100 g di grissini o di crackers che la stessa quantità
di pane.
La verità sui secondi
Nemmeno i secondi piatti esulano da falsi miti e pregiudizi. E’ credenza
comune, ad esempio, che le carni bianche siano meno nutrienti rispetto a
quelle rosse: non è assolutamente vero. Il colore, nelle carni, è dato
dalla quantità di mioglobina (una proteina contenente ferro) presente in
maggior misura in quelle di colore rosso. Dal punto di vista proteico,
dunque, i due tipi di carne sono perfettamente equivalenti, mentre può
variare, anche in maniera sensibile, il tenore in grassi. Anche in
questo caso, però, c’è un mito da sfatare: non è necessariamente vero
che la carne di pollo sia magra, mentre quella di maiale è grassa. Se
privata del grasso visibile, infatti, quest’ultima può rivelarsi più
magra di altri tipi di carne in cui il grasso invece sia infiltrato e
quindi non eliminabile.
Un’altra leggenda riguarda i formaggi. E’ convinzione diffusa, infatti,
che quelli freschi siano magri. In realtà essi hanno solo un contenuto
d’acqua superiore rispetto a quelli stagionati e quindi, a parità di
peso, i grassi ingeriti sono effettivamente inferiori. In valore
assoluto, però, non è affatto detto che i grassi assunti mangiando un
formaggio fresco siano pochi. Per fugarsi ogni dubbio, la cosa migliore è
consultare l’etichetta nutrizionale, sempre più diffusa sui prodotti
alimentari, facendo ovviamente attenzione che le indicazioni riportate
si riferiscano al prodotto tal quale e non al peso secco. Non è sempre
detto, inoltre, che questo tipo di formaggi sia più digeribile, anzi, è
spesso vero il contrario. Nei formaggi stagionati, infatti, le proteine
hanno subito una degradazione e sono quindi più prontamente
assimilabili. Inoltre, il lattosio, lo zucchero del latte che dà sovente
problemi di intolleranza, nei formaggi stagionati è stato completamente
fermentato, mentre molte volte è ancora presente in quelli freschi, che
quindi possono dare problemi a chi soffre di alactasia (carenza di
lattasi, l’enzima che digerisce il lattosio).
Un altro alimento spesso sotto accusa sono le uova: tutti sanno,
infatti, che sono una bomba di colesterolo? In realtà se ne potrebbe
tranquillamente consumare fino ad uno al giorno, facendo attenzione a
che l’introito complessivo di colesterolo non superi il limite
consentito, ma ovviamente poi la dieta risulterebbe monotona. Inoltre,
grazie ai nuovi mangimi utilizzati, è stato possibile ridurre in maniera
significativa il loro contenuto di questa sostanza.
Altra diceria diffusa circa questo alimento è che affatichi il fegato:
in realtà l’uovo contiene delle sostanze, come la metionina, che
svolgono addirittura un’azione protettiva su quest’organo. E’ vero
invece che un consumo eccessivo di uova si rivela dannoso per coloro che
soffrono di calcoli alla colecisti, poiché l’elevato contenuto di
grassi di questo alimento può favorire l’insorgenza di coliche.
Braccio di Ferro e gli spinaci
Intere generazioni di bambini, seguendo l’esempio di braccio di Ferro,
il celebre personaggio dei cartoon, hanno trangugiato, seppur
controvoglia, enormi quantità di spinaci, nella convinzione che
quest’ortaggio li avrebbe resi più forti grazie al suo eccezionale
contenuto di ferro. Purtroppo, senza nulla togliere all’inestimabile
valore nutritivo offerto da questa verdura, gli spinaci contengono sì
una buona quantità di questo elemento, ma in una forma tale che il
nostro organismo ne riesce ad assimilare veramente poco. Ottimi per le
vitamine e i sali minerali che forniscono, sotto l’aspetto del ferro
agli spinaci andrebbero preferiti alimenti di origine animale, nei quali
il ferro è presente in forma “eme”, quella che il nostro organismo
riesce ad assimilare più facilmente.
Siamo proprio alla frutta!
Neppure la frutta riesce a sfuggire alle leggende metropolitane.
Partiamo dalla buccia: ci hanno inculcato fin da bambini che non
dobbiamo toglierla, poiché la maggior parte
delle vitamine in essa contenute si troverebbe proprio lì. In realtà
nella buccia si concentra una buona parte della fibra, estremamente
utile per combattere la stipsi, ridurre l’assorbimento dei grassi e
preservare l’intestino da alcuni tipi di tumore, ma le vitamine si
trovano prevalentemente nella polpa. E’ purtroppo vero, però, che su di
essa si concentrano i pesticidi utilizzati in agricoltura e che spesso
neppure un buon lavaggio è sufficiente a rimuoverli completamente.
Ci sono inoltre una buona parte di persone che evitano di mangiare la
frutta durante i pasti, perché gonfierebbe e rallenterebbe la digestione
ma poi, non avendo tempo di consumarla in altri momenti, finiscono per
privarsene del tutto. La frutta può invece essere mangiata in qualsiasi
momento della giornata e anzi, a fine pasto favorisce l’assorbimento di
alcune sostanze nutritive e, se assunta al posto del dolce, aumenta il
senso di sazietà (grazie alla fibra) e riduce il quantitativo di calorie
introdotte. Ultimo, ma non meno importante, specie quella a polpa dura,
aiuta ad eliminare i residui di cibo da denti.
Cibo sì o no?
Insomma, pare che nessun alimento riesca a salvarsi dai pregiudizi
popolari. L’unica soluzione è quella, nel dubbio, di seguire una dieta
quanto più possibile varia ed equilibrata, in cui tutti i nutrienti
siano presenti nelle giuste proporzioni e cambiando spesso gli alimenti
consumati, in modo da ridurre al minimo gli eventuali composti nocivi
presenti. Ricordiamoci infatti che il giusto sta sempre nel mezzo e che
esagerare è sempre sbagliato. Anche se un cibo non presenta
controindicazioni di sorta, il peggio che ci possa accadere consumando
abitualmente sempre e solo quello è che ci si possa privare di alcuni
elementi importanti che lì non sono presenti o sono scarsamente
rappresentati. Una dieta equilibrata, affiancata da una regolare
attività fisica costituisce l’alleato numero uno per la nostra salute.
Non priviamoci dei piaceri della buona tavola, dunque, ma sempre con
moderazione!
Miti e realtà di alcune disinformazioni sui cibi
Mito: gli alimenti biologici sono più nutrienti
Realtà: le tipologie di coltivazione e di allevamento,
nel caso degli animali, da cui si ottengono gli alimenti biologici,
prevedono sistemi che evitano l’impiego di fertilizzanti artificiali,
pesticidi, regolatori della crescita e additivi per mangimi. Studi sul
comportamento dei consumatori dimostrano che il consumo di alimenti
biologici in Europa rientra in uno stile di vita derivante da
un’ideologia correlata ad un particolare sistema di valori. L’idea che
gli alimenti biologici siano più “sani” di quelli prodotti in modo
convenzionale sembra basata sulla convinzione che gli alimenti biologici
abbiano maggiori attributi sensoriali, contengano livelli inferiori di
pesticidi e di fertilizzanti sintetici e possiedano quantità più elevate
di nutrienti e di sostante fitochimiche protettive. Tuttavia, le prove
attualmente disponibili non avvalorano né confutano le tesi sulla
superiorità nutrizionale attribuita agli alimenti biologici rispetto a
quelli prodotti in modo tradizionale perché la qualità nutrizionale e il
gusto dipendono molto dalla varietà e dalle condizioni di coltivazione
(es. terreno, tempo, ecc.).
Mito: le diete vegetariane sono più sane di quelle a base di carne
Realtà: le diete vegetariane sono molto diverse una
dall’altra e spaziano dall’esclusione della carne alla rigorosa dieta
vegana, in cui vengono eliminati tutti gli alimenti di origine animale.
Alcuni studi dimostrano che i vegetariani sono meno soggetti a malattie
cardiache, ad alcuni tipi di cancro, all’ipertensione e al diabete di
tipo 2 e che vivono più a lungo di chi mangia carne. Tuttavia, è
probabile che gli effetti benefici siano in parte dovuti allo stile di
vita generalmente più sano adottato dai vegetariani che, per esempio,
non fumano e fanno più attività fisica. Non si tratta semplicemente di
omettere la carne dalla dieta. Così, una dieta vegetariana non è
automaticamente più sana di una onnivora e i non vegetariani attenti
alla salute possono vivere altrettanto a lungo. Le diete vegetariane
possono anche essere nocive se la carne e i prodotti di origine animale,
ricchi di vitamine essenziali (es. Vit. B12) e minerali (es. ferro,
zinco), non sono sostituiti da alimenti adeguati dal punto di vista
nutrizionale o compensati da opportuni integratori alimentari.
Mito: l’attività fisica ha scarsa importanza nel controllo del peso
Realtà: malgrado la diffusa convinzione che l’esercizio
fisico, producendo un consumo energetico, stimoli la fame e, quindi,
l’assunzione di calorie, prove dimostrano che non è così e che il
movimento ha una certa importanza nella perdita e nel controllo del
peso.
Allora perché l’attività fisica produce spesso effetti deludenti?
Probabilmente a causa di scelte alimentari inappropriate, del desiderio
di auto-gratificazione dopo il movimento e di una scarsa comprensione
dei livelli relativi di energia che si può consumare con l’attività
fisica, o che si può assumere mangiando. Quindi, dieta e movimento
(stile di vita attivo), devono andare di pari passo nella gestione del
peso.
L’attività fisica può anche migliorare l’umore, indipendentemente
dall’età, dal sesso e dal tipo di movimento. Si ritiene attualmente che i
fattori psicologici, per esempio il sentirsi in forma, abbiano una
forte influenza sui cambiamenti dell’umore associati all’attività
fisica. Si tratta quindi di un comportamento che deve essere adottato
per controllare il peso corporeo e migliorare l’umore.
Mito: una “voglia sfrenata” di cibo indica una carenza nutrizionale
Realtà: una “voglia sfrenata” di cibo è il forte
desiderio di mangiare uno specifico alimento o tipo di alimenti. Il
desiderio di un determinato alimento si accentua in modo particolare
quando si tenta di limitarne l’assunzione. Le donne sono più soggette
degli uomini a questo fenomeno, in particolare durante il periodo
premestruale, per esempio con il cioccolato. Il cioccolato contiene
varie sostanze farmacologiche (per esempio: caffeina, teobromina,
feniletilamina e anandamidi) e minerali come il magnesio, che possono
contribuire ad alleviare i sintomi premestruali. Tuttavia, le quantità
presenti non sono sufficienti a spiegare gli effetti benefici riportati
dopo il consumo di cioccolato. Quindi, i tentativi di autoregolare, per
esempio, i livelli di magnesio mediante il consumo di cioccolato non
sono giustificati! Una tavoletta di cioccolato contiene soltanto 50 mg
di magnesio mentre gli studi sull’integrazione di magnesio suggeriscono
che sono necessari più di 1000 mg per alleviare i sintomi premestruali.
Così, i fattori psicologici (per esempio: depressione, insoddisfazione
per l’immagine del proprio corpo) sono forti componenti del desiderio di
cibo, generalmente di sapore dolce e con un elevato contenuto di
grassi, poiché questi attributi sensoriali vengono percepiti come capaci
di fornire soddisfazione emozionale.
Mito: Mangiare alimenti acidi come le arance, disturba l'equilibrio acido/alcalino dell'organismo.
Realtà: L'organismo è efficace nel mantenere un
equilibrio costante tra acidità e alcalinità utilizzando specifici
sistemi tampone. Anche la più piccola alterazione dell'acidità del
sangue può avere un effetto negativo sulle funzioni vitali
dell'organismo necessarie per la vita. Fortunatamente l'individuo è
fornito di più sistemi che garantiscono questa funzione, come i polmoni e
i reni. Negli individui sani, l'alimentazione non influenza in modo
significativo questo equilibrio. Le arance e altri frutti e succhi di
frutta che sono di natura acida, sono ricchi di vitamina C e di
nutrienti vegetali, quindi la loro assunzione è importante.
Mito: Si dovrebbe "mangiare con il raffreddore e digiunare con la febbre".
Realtà: Non c'è bisogno di fare né l'uno né l'altro. È
invece consigliabile assecondare il proprio appetito e, soprattutto
quando si suda molto a causa della febbre, è molto importante aumentare
l'assunzione di liquidi per evitare la disidratazione. Se avete voglia
di mangiare, scegliete alimenti proteici quali il pesce, il pollo, la
carne o i legumi. Lo stato di affaticamento causato dalla malattia può
provocare l'aumento della richiesta di proteine. Per favorire il sistema
immunitario, sono necessari altri micronutrienti importanti nella
produzione di cellule atte a combattere i germi come lo zinco (si trova
nei crostacei e nella carne rossa), l'acido folico e la pro-vitamina A
(beta-carotene) che si trova nei broccoli, negli spinaci e nelle carote.
Mito: Per evitare l'indigestione non si dovrebbe bere durante i pasti.
Realtà: Bere acqua naturale durante i pasti non dovrebbe creare
problemi. Se siete predisposti a gonfiore e indigestione sarebbe meglio
evitare l'acqua gassata o le bevande addizionate di anidride carbonica
durante i pasti. Infatti, l'anidride carbonica potrebbe sommarsi ai gas
già presenti nel vostro sistema digestivo. In ogni caso, la cosa
migliore è mangiare lentamente e non parlare con la bocca piena per
limitare la quantità di aria ingerita e quindi ridurre possibili
gonfiori.
Mito: Lo zucchero dà assuefazione.
Realtà: Questo è falso. Una sostanza che dà
assuefazione fa sì che l'organismo ne richieda sempre maggiori
quantitativi per soddisfare le sue esigenze e provoca sintomi di
astinenza quando non è disponibile. Se è normale che le persone
apprezzino e desiderino alimenti dolci, è improbabile che si renda
necessaria l'assunzione di porzioni sempre maggiori di zucchero per
soddisfare le esigenze dell'organismo e che si possa soffrire di una
vera e propria astinenza fisiologica se tali quantità non dovessero
essere disponibili. L'organismo non è in grado di distinguere tra lo
zucchero proveniente da un frutto, come ad esempio una mela, e lo
zucchero da tavola. È improbabile che una persona possa credere di
essere assuefatta o di soffrire di crisi di astinenza da mele se non
dovesse mangiarne per un giorno.
Mito: L'olio extra vergine di oliva spremuto a freddo è più salutare di altri oli perché contiene meno grassi.
Realtà: La "spremitura a freddo" si riferisce ad un
metodo di produzione dell'olio che richiede una lavorazione molto
semplice eseguita a bassa temperatura. Tutti i tipi di olio contengono
la stessa quantità di materia grassa e quindi forniscono le stesse
calorie. L'olio di oliva fornisce 9 calorie (37 kj) per grammo e, così
come tutti gli altri grassi, dovrebbe essere consumato con moderazione.
L'effetto salutare degli oli non saturi (olio di oliva, olio di semi,
altri oli ricchi in acidi mono e polinsaturi) consiste nel fatto che
sembrano contribuire a mantenere nella norma i livelli di colesterolo
nel sangue. Ciò li fa preferire ai grassi saturi.
Fonte EUFIC (European Food Information Council)